Eva d’òr / 2024 - 2025
Il fiume Orco si snoda attraverso paesaggi suggestivi, iniziando dalla Valle dell’Orco e proseguendo nel Canavese Occidentale, arricchendo il territorio non solo con le sue acque, ma anche con una storia che fonde la geografia con l’immaginario collettivo. Il nome originario “Eva d’òr”, ossia “Acqua d’oro” nel dialetto locale, richiama l’abbondanza di sabbie aurifere che un tempo caratterizzavano il torrente. Con il passare del tempo, questa immagine di ricchezza e lucentezza si è trasformata in una visione più oscura, associata all’Orco mitologico. Questa figura, spesso simbolo di una forza selvaggia e distruttiva, sembra incarnare il potere imprevedibile del torrente che, con le sue piene e le sue intemperanze, ha plasmato il territorio e segnato la vita degli abitanti. Questa evoluzione semantica offre una prova di come il linguaggio popolare sia profondamente intrecciato con la percezione della natura, al punto da trasformare un elemento geografico in un simbolo culturale. In questo progetto ho affrontato queste tensioni soffermandomi sulla storia delle catastrofi idriche nel Canavese, partendo dal ritrovamento di alcune fotografie appartenenti al mio archivio di famiglia, le quali documentano visivamente l’alluvione del 2000. Questo evento, tra i più devastanti nella storia locale, ha segnato profondamente il territorio, portando all’evacuazione e alla parziale distruzione della casa dei miei nonni materni. L’acqua, insieme al suo fiume, divengono il filo conduttore per indagare l’equilibrio precario tra natura e infrastrutture umane, mettendo in luce le contraddizioni di un territorio costantemente esposto a pericoli spesso invisibili e non prevedibili. Attraverso un approccio che combina ricerca e intuizione, materiali d’archivio e fotografie contemporanee, il progetto riflette sul ruolo dell’acqua nel plasmare la morfologia di un ambiente già di per sé fragile e vulnerabile.
Project commissioned by Lions Club Alto Canavese
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